di Giorgio Cirilli
In una approfondita analisi sui consumi Ilvo Diamanti coglie alcuni aspetti interessanti nel comportamento dei giovani, anche adolescenti, ed il loro modo di stare insieme connotato da un uso intensivo dei telefoni cellulari. Ne trova una spiegazione nella condizione di vita nell’ambiente urbano “devastato e informe” che deriva da politiche distorte nell’uso del territorio a causa di logiche e interessi riconducibili alle speculazioni immobiliari. La diretta conseguenza è la riduzione dei luoghi di incontro in cui avviene il contatto fisico. Sono venuti a mancare gli spazi dedicati a quella funzione mentre rimane forte l’esigenza di stare insieme. Ecco allora che i giovani hanno trasferito le loro relazioni dal territorio allo spazio virtuale, tecnologico oggi ampiamente disponibile, lowcost. Tale analisi, ampiamente condivisibile. può essere estesa ben oltre le giovani generazioni e riguardare l’intero complesso della società civile, anziani compresi. La grande “piazza” virtuale è fatta di SMS, MMS, FACEBOOK, WITTER…ecc: la “rete”! Non che manchino gli spazi fisici ma le vie dei “negozi”, i centri commerciali, i “mall”, seppur brulicanti di persone sono “non luoghi”, rapportano gli individui, singolarmente, verso i “prodotti” da consumare. Forse gli ultimi spazi dell’aggregazione sono gli stadi in occasione delle partite o per i concerti pop e rock. Magari anche gli architetti e gli urbanisti, in questo scenario, hanno una qualche responsabilità che nella trasformazione e crescita delle città non hanno saputo formare gli spazi dell’incontro, dell’aggregazione. Un qualche aiuto potrebbe venire dalla sociologia urbana nella ricerca di adeguate soluzioni contro questa tendenza disgregatrice. Se non si inverte questo trend in un prossimo futuro si avrà la completa perdita dei rapporti diretti, interpersonali arrivando alla formazione di una comunità virtuale dai contorni indefiniti.
L’invenzione del telefono, della radio, della televisione hanno certamente modificato comportamenti antichi ma la “rete” rischia di rompere drammaticamente gli equilibri sociali, sopratutto a scala locale. Nel tessuto urbanistico delle città la PIAZZA da sempre rappresenta il luogo più importante in cui cultura e storia rivivono ogni giorno nella memoria collettiva.
C’era una volta la prassi del gioco ai ”giardinetti” dove i ragazzi si incontravano. Nella città attuale non si gioca più. Oggi vanno a rinchiudersi nelle palestre, nelle piscine, al tennis o in altri luoghi esclusivi in forma ghettizzata. In città sopravvivono in forma residuale al più i giochetti di plastica, altalene, scivoli per i più piccoli. Il problema non si risolve certo con restyling di “plastica”di non luoghi, con l’inserimento di qualche elemento di design che fa tanto arredo urbano e qualche lampione firmato.
Per tradizione lo spazio pubblico è la “scena” della vita collettiva, connota di volta in volta l’appartenenza del “luogo” alla sfera civile, religiosa, economica e politica. Sentirsi parte di una comunità negli spazi urbani migliora la qualità della vita dei cittadini e della città stessa.