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Possono essere gli smart siti luoghi d’identità dell’uomo? Ormai i variegati approcci di sostenibilità, a volte contradditori, risultano insoddisfacenti nel governare la realtà costruita la quale evidenzia le profonde ferite lasciate dai comportamenti non virtuosi delle passate generazioni.
Nano antenne, nuova frontiera del fotovoltaico
L’MIT ha allo studio una tecnologia capace di migliorare di 100 volte l’efficienza dei comuni
pannelli.
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Idee progettuali
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Recupero
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Il baluardo, architetture e tecnologie marine
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Genova, porto antico vista del baluardo da porta Siberia
di Marco Cuomo
La penisola del molo, uno dei primi insediamenti urbani della Genova medioevale, confinante all’area dell’expò del 1992, presenta il Baluardo tra gli interventi edilizi di recupero più interessanti realizzati negli ultimi decenni nell’ambito portuale. Il fabbricato è costituito da vari e differenti elementi tecnologici, che lo rendono senza dubbio un edificio complesso; infatti la struttura resistente si sviluppa in articolati corpi, che costituiscono l’odierno perimetro dell’organismo edilizio il quale coincide con lo spessore delle mura cittadine del 1553 e del successivo ampliamento del 1700.
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L’intervento di recupero a firma dell’arch. G. Veneziani è rispettoso delle caratteristiche costruttive di ogni componente edilizio della fabbrica, le soluzioni tecnologiche adottate hanno l’obiettivo primario di neutralizzare le azioni particolarmente aggressive provenienti dal mare, dove i processi fisico-chimici del cloruro di sodio facilitano e accelerano le patologie di carattere morboso. L’uso di malte specifiche, capaci di bloccare il processo di cristallizzazione degenerante il quale porterebbe in tempi brevi al rigonfiamento e alla caduta dell’intonaco, ha consentito il superamento di fenomeni di degrado particolarmente aggressivi. Il contatto diretto delle fondazioni con il mare ha richiesto la modifica dello strato funzionale del solaio poggiato su muretti di mattoni pieni, imponendo così un posizionamento aggiuntivo di una guaina d’impermeabilizzazione su tutto il piano di sezione orizzontale, al fine di bloccare il flusso ascendente dell’acqua. La restituzione di finestrature intercluse da materiali di riporto ha consentito il ripristino delle originali geometrie compositive, e allo stesso tempo si sono introdotti elementi di rinforzo statico quali architravi sotto le piattabande in mattoni.
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Genova, porto antico vista aerea del baluardo e area expò (Bigo)
Il recupero delle finestre storiche inoltre è stato completato attraverso il posizionamento del modello originario delle inferiate in ferro le quali erano realizzate senza saldature. Anche l’uso dei puntoni metallici quale soluzione tecnologica per consolidare le mensole degli archetti del camminamento risulta essere efficace e non invasivo. Questo esempio di recupero edilizio, oltre ad avere un fascino singolare per la molteplicità dei contenuti compositivi, si dimostra di particolare interesse per gli accorgimenti tecnologici addottati rispetto al contesto ambientale marino. Infatti, l’auspicio è che tali interventi non siano fatti episodici, ma una buona consuetudine di restauro del patrimonio storico-architettonico presente in realtà costruite complesse, quale è quella marittima.
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Eco-designer
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La Fontana sorgente di sostenibilità urbana
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di Barbara Baldasso
L'intervento di riqualificazione dei giardini storici di Imperia sopra la stazione ferroviaria di porto Maurizio e di corso Roosevelt pone in evidenza l'opera di recupero della fontana storica a due putti, oggi adeguatamente illuminata, consolidata e restaurata. L’incremento dell’illuminazione ambientale con pali a “torcia” di altezze differenziate e la piantumazione di fioriture ottimizza la fruizione del giardino e consente un armonioso connubio tra l’arte e la natura. La fontana è costituita da due vasche circolari di dimensioni pari a un diametro esterno di mt. 9.30 e interno mt. 8.30 per la grande e di mt. 2.80 di diametro esterno, mt. 2.00 diametro interno per la più piccola gettate in opera. Il gioco d’acqua è a caduta: riempiendo la vasca soprastante posizionata in altezza superiore, ricade nella sottostante formando un film che viene illuminato da luci subacquee esaltando un tipico modello architettonico del giardino all'italiana. Nell’area circostante la fontana è pavimentata con ghiaino di marmo che permette di non alterare la naturalezza del giardino storico di tipologia ligure. Infatti, il progetto è stato realizzato dopo una attenta analisi dei disegni originali di Ludovico Winter commissionati nel 1888 dal “Comune di Porto Maurizio”, attraverso la lettura delle immagini storiche dei due giardini e anche grazie al costante apporto collaborativo della Soprintendenza Ligure sia per i Beni Artistici, per la fontana, che per quelli Architettonici e Ambientali per il profilo paesaggistico.
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La contestualizzazione del molumento "fontana" nei giardini attribuisce all'intervento una forte valenza storica-simbolica, ma allo stesso tempo esprime una qualità urbana di indirizzo fortemente sostenibile. Altrettanto significativa è l’opera sull’area del “belvedere” la quale comprende la sistemazione ludico-ricreativa con il posizionamento di strutture per il gioco, di arredo e relativo completamento a verde, che abbia sia una funzione di delimitazione e barriera di sicurezza e sia una soluzione estetica-funzionale. Il rispetto dei principi ecologici è caratterizzato della scelta e posa di una pavimentazione che prevede l’uso di un legante epossidico e di inerti selezionati il cui prodotto trasparente è privo di solventi. Dunque, la messa in opera di una pavimentazione drenante, elastica e traspirante consente un completamento a raso degli alberi sull’apparato radicale senza richiedere la creazione di tornelli protettivi. Non ultimo, questo tipo di intervento ha permesso una ripresa vegetativa per quanto riguarda il patrimonio storico costituito dal “bosco di lecci”, che risultava a rischio a causa dell'azione soffocante dell’asfalto. Oltre alle peculiarità sopra descritte questo innovativo materiale per la pavimentazione è ottimale per le aree adibite a giochi per bambini in quanto riduce lo shock da caduta essendo pestazionalmente elastico e di facile e rapida manutenzione con costi estremamente contenuti. L’area per il posizionamento dei giochi risulta essere una piattaforma non delimitata se non nelle parte a mare dove è indispensabile una gradonata e a monte protetta da un aiuola a siepe verso la via Aurelia. Ai lati delle gradonate sono state realizzate aiuole a vasca piantumate con roseti a cespuglio al fine di creare una barriera sui salti di quota oltre ad alloggiare le panchine. Infine è fondamentale il contributo illuminotecnico realizzato attraverso vari corpi morfologicamente studiati per l’ottimizzazione della quantità di luce notturna.
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Tecnologia
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L'ecomuseo a filo d'acqua
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Il sommergibile Nazario Sauro S-518 di memoria verniana, capostipite della omonima classe, con i suoi 64 metri di lunghezza, dal peso di oltre 1400 tonnellate di acciaio, è parte integrante di uno degli spazi più suggestivi del Porto Antico di Genova, la Vecchia Darsena, specchio acqueo a diretto contatto con la città di Genova sul quale si affacciano il Galata Museo del Mare ed il quartiere Cembalo. Ad oggi in Italia esistono due esempi (Milano e Venezia) di sommergibili ad essere convertiti in organismi architettonici attraverso trasformazioni tecnologiche, che ne consentono l’uso collettivo quale è quello di un eco-museo.
L’intervento genovese si distingue rispetto ai casi esistenti di musealizzazione per aver introdotto un approccio innovativo, ovvero l’opera mantiene la struttura di sottomarino nel suo elemento naturale, l’acqua, che interpreta così l’esigenze attese di un progetto eco-sostenibile. Infatti l’arch. Roberto Bajano, progettista, evidenzia che le caratteristiche tecnologiche della struttura non sono state modificate, ma salvaguardate nel rispetto degli elementi tecnici al fine di soddisfare le logiche e le funzioni costruttive originarie. Inoltre la committenza (MuMA) ha chiesto all’architetto genovese di creare uno spazio narrativo di collegamento, capace di far affiorare la storia dei secoli passati della Darsena fino ai più recenti cambiamenti dell’intero Porto Antico, in cui “genius loci” è inteso nel suo mutevole evolversi nei tempi attraverso le trasformazioni tecnologiche. Dunque, gli accessi pedonali al sottomarino si ispirano alle più semplici soluzioni ergo tecniche delle strutture portuali per l’accesso ai natanti, invece gli scalandroni, pur rivisti nelle dimensioni per garantire la sicurezza dei visitatori, rispecchiano per necessità di sicurezza le tipologie di quelli comunemente utilizzati dalla Marina Militare Italiana.
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Genova, vista esterna del sottomarino Sauro
Le opere di rigenerazione del sottomarino Sauro, affidati alla stessa azienda che l’ha costruito negli anni 70, la Fincantieri (allora Italcantieri), hanno coinvolto in una prima fase le opere esterne dell’involucro e successivamente hanno completato il delicato lavoro di restauro degli interni congiuntamente al cablaggio degli impianti. Da segnalare è la proposta avanzata nel prevedere delle coperture leggere poste sopra i nuovi varchi di ingresso del eco-museo. Infatti l’elemento tecnologico ideato elabora il sistema costruttivo delle gru storicamente presenti nel porto genovese, tra l’altro tale soluzione è già stata presa a modello da Renzo Piano nell’intervento di recupero del porto antico. Dunque, lo spazio museale al suo interno si articola in un suggestivo e interessante percorso didattico il quale offre al visitatore le principali tappe dell’uomo nella scoperta degli abissi marini. A conclusione di questa analisi è appropriato citare la frase pronunciata da Mariapaola Profumo presidentessa del MuMA, che in occasione della firma di accordo tra Comune di Genova, Museo Galata e Fincantieri, disse: (...) musealizzare un sottomarino militare oggi, è segno che siamo in tempo di pace (...).
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