di Giorgio Cirilli
Chi più ne ha più ne metta. Implacabile come le sfilate settembrine di miss a Salsomaggiore ecco arrivare la nuova edizione della Biennale d’Architettura di Venezia. A che numero siamo arrivati? Se in anni lontani la necessità di incontrarsi e confrontarsi ne giustificava il senso oggi, con un mondo globalizzato superconnesso, quale ruolo può svolgere? Unicamente vetrina commerciale,come per altri “prodotti” da promuovere con sapiente regia promozionale: ”consigli per l’architettura”. Siamo sicuri che sia rappresentativa delle tendenze della disciplina o non unicamente parata di narcisismi professionali. Questa volta sembra si sia fatto largo ai giovani, circa 45, con contorno di sezioni dedicate a “mostri sacri”: Toyo Ito, Rem Koolhaas, Renzo Piano, Andrea Branzi, con aggiunta delle rassegne dei consueti padiglioni nazionali, Italia compresa affidata a Luca Molinari. Si è cominciato il 28 agosto, quasi a continuare lo spensierato momento della vacanza e del divertimento,pur nella crisi dell’economia mondiale. Si ipotizzano circa 150mila visitatori. Gli uffici stampa della mostra hanno inondato le redazioni degli immancabili comunicati, qualcuno degli addetti ai lavori ci anticiperà valutazioni e giudizi. Arriveremo a Venezia….preparati ! Il Leone di San Marco guarda di nuovo a oriente e ha affidato ad una donna architetto giapponese, Kazuyo Sejima, la direzione dell’evento “People meet in architecture”. Ricordare la precedente diretta da Aaron Betsky riassunta nel titolo: ”Out there: Architecture beyond building” e ancora prima quella di Ricky Burdett. Che tracce hanno lasciato ?
Giardini e Arsenale saranno la meta di tanti transumanti, addetti ai lavori, studenti di architettura, interessati all’argomento, per quasi tre mesi. Chiuderà il 21 novembre. Sarà Architettura Vera o simulacro, una “architettura di plastica” da confinare nei rumors della nostra epoca condensata nell’ennesimo raffinato catalogo mostra.